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Channel: indoor – DolceVita
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Bulbi hps Kickass

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img7Kickass è una nuova linea di bulbi per la coltivazione indoor appositamente pensata per durare di più. Dalle saldature curate, alla scelta dei materiali sempre di prima qualità per arrivare al controllo qualità svolto da personale europeo.

Il prezzo di questi bulbi è basso mentre la qualità è molto alta. I bulbi Kickass sono disponibili in 250, 400 e 600 Watt presso il distributore italiano www.botanicaurbana.com.


iGrowCan

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È finalmente arrivato in Italia il prodotto che più radicalmente ha rivoluzionato il concetto stesso di coltivazione indoor: IGrowCan. Facile, completo, curato nel design, IGrowCan racchiude in sé tutto il necessario per vedere crescere la propria piantina: il vaso, il coperchio che farà da sottovaso, un litro circa di terriccio biologico, un jiffy per la germinazione, il fertilizzante liquido necessario e due semi autofiorenti e femminizzati della Royal Queen Seeds.
Si può scegliere tra sei varietà autofemminizate differenti, le più conosciute e premiate: White widow, Ak47, Critical, Northern lights, Blueberry, Quick one.

Aggiungi acqua, metti al sole e il gioco è fatto! IGrowCan, il giardino indoor racchiuso in una lattina ed a prezzo contenuto è ora disponibile anche in Italia. L’idea regalo che stavi aspettando.

Per informazioni sul prodotto ed acquisti: igrowcanitalia@gmail.com – 3471556550
Su facebook: Igrowcan Italia

igrowcan cannabis

Urban Jungle: giardinaggio creativo indoor-outdoor

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libro campodicanapaMANUALE PRATICO euro 10,90

Il manuale offre suggerimenti e risposte alle più comuni domande, esposti in modo chiaro, conciso e divertente: passo dopo passo, si spiega in modo semplice ma funzionale come e cosa fare per allestire un’originale “giungla urbana” rigogliosa, sana e di sicuro successo!

Questi gli argomenti principali:
– germinazione e trapianto;
– fertilizzanti;
– allestimento e monitoraggio di una grow-room;
– impianti idroponici e aeroponici;
– coltivazione con la terra, indoor e outdoor;
– triplo impianto e S.O.G., “oceano verde”;
– malattie, problemi, carenze nutritive.

Disponibile sul sito : www.campodicanapa.it

Primo ciclo indoor

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Strain: Grape Gum, Lemon Haze
Auto
Seed Bank: Ripper Seeds, Emerald Triangle Seeds

Vi presento il mio primo ciclo indoor in cui ho coltivato alcuni semi recuperati quasi per caso, due Grape Gum (Grapefruit x White Whidow) della Ripper Seeds e una Lemon Haze autofiorente della Emerald Triangle Seeds.
Questo è il setup che ho utilizzato:

– Vasi da 9 litri
– Growbox 60x60x150
– Lampada HPS 250W con Cooltube
– Estrazione aria con aspiratore TT da 125mm con filtro ai carboni attivi
– Immissione aria con aspiratore VKO da 100mm
– Circolazione aria con 2 ventilatori a clip da 140mm
– Umidificatore ad ultrasuoni (per la fase vegetativa)
– Micro-deumidificatore a cella di Peltier/deumidificatore Ariston (per la fioritura)
– Terriccio Atami Light Mix
– Fertilizzanti FoxFarm – Tiger Bloom, Grow Big e Big Bloom

SEMINA E CRESCITA
Inizialmente il ciclo comprendeva solamente tre Grape Gum seminate in terriccio Atami Light Mix ma, dopo alcune settimane dall’emergenza, una delle piante è stata tranciata da una bacinella che avevo appoggiato momentaneamente sopra ai vasi (grosso errore!) e quindi ho deciso di sostituire la pianta integrando una Lemon Haze autofiorente, seminata circa dopo 8 giorni.

Durante il primo mese di crescita ho mantenuto un fotoperiodo a 18/6, che con l’HPS mi ha portato ad avere l’umidità relativa e la temperatura un po’ alte, con valori di 28-29°C e un UR del 60-70%.
Dopo circa 3 settimane dalla semina ho cambiato il fotoperiodo a 12/12 per iniziare ad indurre le piante alla fioritura anche se la cosa avrebbe potuto influire negativamente sulla Lemon Haze che, in quanto autofiorente, tende a beneficiarsi di un fotoperiodo più lungo. Questa scelta è stata dettata dal fatto che il ciclo è stato pianificato per le Grape Gum che sono regolari femminilizzate, mentre l’introduzione dell’autofiorente è stata una soluzione dell’ultimo minuto per sopperire alla morte di una delle piante.
Fortunatamente nelle 3 settimane con fotoperiodo a 18/6 la Lemon Haze è cresciuta molto più delle due compagne regolari ed ha avuto modo di concludere la sua fase naturale di crescita, quindi il passaggio a 12/12 non è stato eccessivamente stressante.

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FIORITURA
Dopo una decina di giorni dal cambio di fotoperiodo le due Grape Gum hanno iniziato a mostrare i primi prefiori, mentre per la Lemon Haze la fioritura era già iniziata da qualche giorno con la comparsa di fiori su tutta la cima apicale nonostante le sole 12 ore di luce. Ho dovuto aspettare ancora un paio di giorni prima che anche le piante regolari entrassero completamente in fioritura.

Ad un paio di settimane dal cambio di fotoperiodo ho dovuto cambiare il micro-deumidificatore a celle di Peltier perché questa soluzione si è rivelata inefficace. La cella di Peltier la utilizzavo più di dieci anni fa nell’overclock delle CPU, prima dell’azoto liquido. In quel caso funzionava bene, ma per deumidificare la zona di coltivazione non è stata sufficiente. Ho quindi optato per un deumidificatore Ariston, impostandolo a UR 50% ed accendendolo durante le ore notturne per contrastare l’umidità della zona dove abito (nebbia al mattino).

Durante questa fase ho fertirrigato una volta a settimana con acqua del rubinetto, decantata per 24 ore e corretta per abbassare il pH tra 6.2 e 6.4, a cui ho aggiunto 2,5 ml/L di Tiger Bloom e 1,25 ml/L di Big Bloom seguendo lo schema nutrizionale consigliato dal produttore.

La fioritura è proseguita bene per le due Grape Gum che hanno continuato per qualche giorno lo sviluppo verticale, la Lemon Haze invece dopo 21 giorni dall’inizio della fioritura ha interrotto la crescita verticale ed ha iniziato a riempirsi di fiori anche sui rami più bassi, entrando pienamente in fioritura.
L’unico problema che ho avuto in questa fase è stato con una pianta che ha sofferto l’eccessiva vicinanza della lampada alle foglie. Dopo aver eliminato le foglie più basse e piccole, che prendevano pochissima luce, ho posizionato il riflettore a circa 20cm dalle cime per evitare ulteriori scottature; purtroppo anche utilizzando un sistema cooltube abbinato alla lampada, in una growbox così piccola la temperatura arriva rapidamente a più di 24° quindi non ho potuto avvicinare maggiormente l’HPS alle cime finché non ho aggiunto anche l’aspiratore VKO per favorire il rapido ricambio d’aria.
Con il nuovo estrattore la temperatura si è stabilizzata tra i 21 e i 25°C, l’umidità tra il 40 e il 60% ed ho guadagnato qualche centimetro tra la lampada e le piante.

Dopo circa 60 giorni dall’inizio del ciclo e circa 40 dal cambio di fotoperiodo, ho iniziato ad aggiungere del PK 13-14 alla soluzione di irrigazione, come consigliatomi da altri coltivatori.
Dato che l’autofiorente è maturata prima delle Grape Gum, dopo 57 giorni dall’emergenza ho fatto un lavaggio radicale alla Lemon Haze irrigando con il doppio dell’acqua per eliminare un po’ di fertilizzanti e sali dal terreno, proseguendo poi con irrigazioni regolari di sola acqua.
Le due Grape Gum nel frattempo hanno aumentato notevolmente il loro volume, superando in altezza la Lemon Haze di 35cm.
A 63 giorni da quando sono emerse, una delle due ha mostrato una probabile carenza di calcio a cui ho rimediato acquistando un integratore di calcio e magnesio.
Ho quindi modificato la tabella d’irrigazione somministrando un paio di volte il CaMg-Boost unito al PK 13-14 della Plagron e al Big Bloom della FoxFarm, il tutto diluito in 1,5 litri d’acqua a pH 6.6.

Purtroppo poco prima di tagliare la Lemon Haze autofiorente, ho notato sulle foglie di quest’ultima un principio di muffa derivata dalla botrite. Ho allora eliminato tutte le foglie colpite dalla muffa ed iniziato subito con il flush finale; il giorno dopo l’ho tagliata pulendola bene, eliminando tutte le foglie, separando bene le cime e lasciandole a seccare dentro un piccolo case equipaggiato con celle di Peltier che hanno mantenuto l’umidità ambientale al 35% e la temperatura vicino ai 30°C.

Nel frattempo ho proseguito con la fioritura delle due Grape Gum rimaste nella growbox.
Per evitare la comparsa di muffa anche su queste piante, ho deciso di ridurre l’umidità al 45% aumentando il carico di lavoro per il deumidificatore, cosa che ha portato ad un aumento della temperatura di qualche grado.
Per maggiore sicurezza ho nebulizzato un paio di volte su entrambe le piante del Bud Rot Stop, un fungicida specifico per la botrite.

Dopo circa 52 giorni dall’entrata in fioritura delle Grape Gum ho iniziato ad irrigarle solo con acqua del rubinetto e acqua distillata. La pianta colpita da carenza di calcio purtroppo ne ha mantenuto i segni ma quantomeno, utilizzando il CaMg-Boost, i segni della carenza non si sono estesi al resto delle foglie.

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TAGLIO E CONSIDERAZIONI
Dopo aver lasciato seccare le cime di Lemon Haze per 10 giorni le ho messe nei barattoli di vetro per il periodo di concia. Purtroppo dopo aver tolto le cime colpite dalla muffa non è rimasto un granché.

Nel frattempo, dopo tre mesi dall’inizio del ciclo, ho finalmente proceduto anche con il taglio delle Grape Gum ormai giunte a completa maturazione, eliminando tutte le foglie, separando le cime e posizionandole nel box con il deumidificatore. Dopo essersi seccate per una settimana, ho posto anche queste cime nei barattoli di vetro per la concia.

Le piante sono cresciute tutte bene fino ai due mesi di vita, poi una Grape Gum è stata segnata da una carenza che comunque non le ha impedito di fare una buona fioritura. La Lemon Haze invece, nonostante i parametri nella norma, ha sviluppato una forma di botrite che mi ha obbligato ad eliminare qualche fiore.
Devo anche aggiungere che in questo ciclo sono rimasto colpito dal comportamento degli ottimi fertilizzanti della FoxFarm che mi hanno sorpreso positivamente, tanto che ho deciso di continuare ad utilizzarli anche con le prossime coltivazioni.

In generale mi ritengo molto soddisfatto di quello che ho appreso da questa prima esperienza e ringrazio tutti gli utenti del forum per i consigli.

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Midril
(dal forum di enjoint.com)

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.

Led e illuminazione indoor: la rivoluzione in un chip

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immag.1Negli ultimi anni le lampade a led sono diventate molto popolari nella coltivazione indoor.

Le ditte produttrici hanno certamente migliorato gli standard di qualità con il passare degli anni, tuttavia a volte non sono riuscite a far fronte alle inefficienze:
1) spesso per i materiali scadenti con cui le ditte cinesi assemblano queste lampade;
2) per lo scarso controllo che le ditte importatrici loro malgrado non effettuano sulla produzione.

Tutto ciò ha spesso prodotto molte perdite da parte dei distributori e dei rivenditori, oltre ad una certa diffidenza di buona parte dei coltivatori.

immag.2L’ultima frontiera per l’homegrowing in materia di illuminazione a led sono i nuovi COB (Chip On Board) LED.

Questo articolo vuole cercare di approfondire almeno in parte i parametri che determinano la qualità di questi led, fornendo spunti professionali per conoscere meglio questa tipologia di lampade, segnalando quali sono gli aspetti principali che interessano maggiormente i parametri di qualità di un COB LED.

Le lampade COB hanno dimostrato di essere la luce da coltivazione indoor più efficace per le piante grazie alla loro efficienza luminosa e miscelazione dei colori. 
Le sorgenti di luce dei LED COB sono totalmente differenti da quelle dei LED tradizionali.

immag.3Questa tecnologia combina un gruppo di piccolissimi  “chip led” incapsulati di colori differenti  in un’area piccolissima di 27×27 millimetri. Quando il flusso luminoso di colorazioni differenti viene emesso da un’area così piccola, la miscelazione della luce è migliore provocando una fitostimolazione molto più efficace sulle piante rispetto alle lampade tradizionali.

Nei COB ci sono un determinato immag.4numero di chip LED incapsulati da 3w ad alta potenza da 550 – 700mA. Di solito per garantire una buona luminosità le dimensioni dei chip sono di 45mm (almeno 42mm), per garantire una buona una buona efficienza e una buona durata.

Durante il funzionamento, i chip del  LED COB sprigionano una grande quantità di calore che si riverserà sulla scheda dove sono installati i chip stessi. Al fine di garantire una buona dissipazione del calore di un LED COB,  è necessario che l’elevato calore prodotto della piccolissima area del chip venga dispersa rapidamente. I LED sono generalmente collegati tra loro tramite fili d’oro; i fili sono fissati da colle o siliconi non sempre di qualità; una bassa qualità della colla farebbe facilmente rompere il filo d’oro e immag 5di conseguenza  tutto il COB. Inoltre una colla di bassa qualità non riesce a condurre rapidamente il calore a tutte le aree del radiatore provocando surriscaldamenti e rotture.

Questi led utilizzano un ingrediente di proprietà raffinato per la colla, che assicura una buona dispersione del calore dando la migliore garanzia di qualità e durata! 

Il radiatore a tubo termico di questi COB LED, progettato da i Master Technologies, è in grado di smaltire il calore alle alette di alluminio molto rapidamente, permettendo alla ventola di raffreddamento di dissipare il calore molto più efficientemente, mantenendo la temperatura del nucleo dei COB al di sotto dei 50°C.

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Grazie all’efficientissima soluzione di dissipamento del calore, la vita del COB sarà sicuramente più lunga, e la lampada sarà in grado di dare un’efficienza luminosa più stabile e di maggiore qualità nei diversi colori, parametro fondamentale per ottimizzare la crescita delle proprie piante.

Dai test comparativi e dalle prove effettuate ormai da diversi produttori ed appassionati, sembrerebbe che le lampade COB hanno dimostrato di avere un efficenza sensibilmente migliore per la coltivazione indoor rispetto alle lampade tradizionali, con un evidente risparmio energetico ed una resa per watt maggiore.

Forse ancora si può e si deve migliorare lavorando sulla durata e soprattutto sui costi.

Per ulteriori approfondimenti: Grow Shop Italia – COB LED

a cura di Yoda gsi

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Il dubbio amletico dei growers Usa: quale illuminazione usare in indoor?

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56d665be071946dad492d50b7626b5e4La legalizzazione della cannabis in USA continua a spostare denaro, braccia e cervelli. In un anno solo in Colorado 10.000 persone hanno trovato lavoro nell’industria cannabica. Migliaia hanno venduto la propria piccola o grande azienda per entrare nel circo della cannabis con una nuova idea di business. Dooma Wendschuh era fondatore di sekretagent Productions, società di produzione videogame di successo mondiale e oggi si lancia con il marchio ebbu nel mondo degli estratti. Questa la nostra intervista a Dooma. Dopo di lui anche Tom Bollich, fondatore della piattaforma di videogame Zynga ha venduto le sue quote per fondare Surna. Nuova cannabusiness specializzata in efficienza energetica e controllo climatico per la coltivazione indoor su larga scala.


COTW010515_FINALUn kilogrammo di cannabis indoor ne emette 4.600 di anidride carbonica.
Le serre degli Stati Uniti sputano nell’atmosfera l’equivalente di 3 milioni di automobili e siamo solo agli inizi della legalizzazione. All’ingrosso, il 50% del prezzo della cannabis copre i costi dell’elettricità. Sulle produzioni di Americannabis ed Eurocannabis, illuminazione e ventilazione efficienti possono fare la differenza in un mercato dove nessuno possiede ancora ricette segrete o brevetti esclusivi. Ecco perché c’è chi passa dai videogame alla climatizzazione per colture indoor. O dagli impianti per stalle e birrifici all’aeroponica, come il fondatore di Indoor Harvest. È nata l’ingegneria della cannabis.


WEED_GREED_17633831La strategia di illuminazione
sarà in cima ai pensieri dei coltivatori indoor quando le lampade di derivazione lampionistica stradale arriveranno al termine del ciclo di vita. I grower possono scegliere i risultati certi ma migliorabili delle lampade HID tradizionali oppure le tecnologie Led potenzialmente più redditizie, ma ancora da verificare fuori da laboratori e serre industriali. Le diverse combinazioni di frequenze luminose fino al Far Red promettono raccolti più veloci e abbondanti. Il coltivatore può quindi strippare con diverse ricette calibrando intensità, colore, posizione e durata di ogni singolo fascio di energia luminosa per ogni singola varietà botanica. Tecnogrowers,  buon viaggio!

L’eterno problema costi/benefici. Una potenza elettrica luminosa di 300 Watt/m2 viene considerata più che sufficiente in una coltivazione indoor. Questo valore dice poco sull’effettivo rendimento di una serra, così come non è più sufficiente parlare di rapporto grammo/watt. Più utile considerare la quantità di energia radiante (quindi indipendente dallo spettro visibile) emessa nella fascia PAR che attiva fitocromi e fotosintesi. E quindi misurare le micromoli di fotoni su metro quadrato al secondo che baciano le piante come il sole. Qui il discorso si complica ed è già superato da chi ha cominciato a misurare l’attività di fotosintesi direttamente sulla pianta. Di efficienza elettrica e risposta fotosintetica alle diverse fonti luminose parleremo nei prossimi articoli, perché è meglio capire bene cosa propongono le aziende guidate da ex-videogamer.

 

Image credits: Darryl Dyck / The Canadian Press Files; Marijuana Business Media; Luke Runyon / KUNC, Harvest Public Media.

Moby Dick XXL Auto Indoor

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Moby Dick XXL

La Moby Dick XXL Auto di Dinafem è una versione migliorata della famosa Moby Dick Auto, sempre di Dinafem. E questa coltivazione è l’esempio perfetto per valutarne il reale potenziale.

Il coltivatore Greenvigilant decide di testare questa varietà. Procede quindi a germinare 15 semi in una salvietta umida, all’interno di un armadio di 2×2 metri dotato di quattro lampade HPS da 600 watt e con alcuni LED complementari, della Grownorthern LTD, nella parte centrale (2X75 W). Il substrato è di fibra di cocco, drena molto bene l’acqua e consente un miglior assorbimento di tutti i sali minerali. Apporta quindi nutrimento tipo B-52 (vitamine B per la germogliazione), Big Bud (per fioritura precoce) e Overdrive (per la fase finale).

Giorno 3. Greenvigilant annaffia con 0,3 ml di Roots Excelurator, un prodotto specifico per le radici, e con 1 ml di Sensi Grow A e B per ogni litro di acqua. Utilizza qui luci fluorescenti di tipo T5.
Dopo 7 giorni, colloca i semi in 15 vasi Air Pot da 10 litri, integrando un po’ di Plant Magic per la crescita. Dopo altri quattro giorni annaffia con delle sostanze nutritive, poi ripete dopo tre giorni e dopo altri due giorni ancora.

La fase di crescita dura circa 30 giorni. Qui aggiunge all’acqua 2 ml di Sensi Grow A e B, 1 ml di Voodoo Juice e 0,1 ml di Roots Excelurator per litro. Ottiene così un PH di 5.8 e una EC di 0.8. Intanto, predispone uno SCROG di 2×2 m, ideale per controllare le dimensioni delle piante in indoor. Dopo 20 giorni continua ad apportare 2,5 millilitri di Sensi Grow A e B, 0,2 ml di Roots Excelurator e 1 ml di Voodoo Juice.

Moby Dick XXL

Inizia ora ad applicare l’illuminazione LED: le piante iniziano a mostrare i prefiori e crescono vigorosamente. Qui si introducono anche dei sali di Epsom. Inoltre, il grower installa un kit di irrigazione (Air Pot RTA Dripper System 16) e per ogni Air Pot usa tre aperture per la soluzione nutritiva il drenaggio. Il PH è ora a 5.8 e la EC a 0.8.

Al 32° giorno, Greenvigilant applica una luce più intensa e apporta alternativamente calcio e magnesio (tra 0,1 ml e 0,2 ml). La temperatura rimane sui 24 gradi. Negli ultimi giorni inserisce 2 ml/l di Sensi Grow A e B, 1 ml di Voodoo Juice, 0,15 ml di Roots Excelurator e 0,10 ml di calcio (o 0,10 millilitri di magnesio). Il PH è a 5.8 e la EC a 1.1.

Il 40° giorno le piante già fuoriescono dallo SCROG, si presentano robuste e il loro odore è perfetto. Greenvigilant continua ad usare lo stesso nutrimento, quindi aggiunge Carboload, un prodotto che potenzia la fioritura e aumenta le dimensioni dei germogli. La EC sale a 1.2.

Giorno 45. Le piante fioriscono prepotentemente. Il coltivatore aumenta la dose di nutriente a 2,5 ml di Sensi Grow A e B, 0,1 ml di magnesio o calcio, 1 ml di B52 e a 2 ml di Big Bud per litro di acqua. Le quantità resteranno invariate fino al 60° giorno.
Al giorno 53° la fioritura è al massimo e l’odore della coltivazione è molto potente. Le cime presentano ora uno spessore notevole e sono pieni di tricomi. Tra circa 15 giorni saranno pronte.

Nelle ultime due settimane porta il tempo d’illuminazione a 12/12, abbassando progressivamente e periodicamente di due ore.
A partire dal 60° giorno, oltre al magnesio, al calcio e al Sensi Grow A e B aggiunge Overdrive, un prodotto indicato per le coltivazioni idroponiche, affinché le piante si mantengano forti per la fase finale.

Dopo il 70° giorno il coltivatore irriga con sola acqua e l’odore emanato dalle cime è davvero penetrante.
Giorno 75: si ritira completamente la maglia dello SCROG, estraendo le piante per fotografarle. Circa il 10% dei tricomi presenta colorazione ambrata. Le piante rimangono in armadio per 48 ore al buio totale.

Moby Dick XXL

Infine, la durata totale del ciclo è di 77 giorni. 
Le cime essiccate si presentano particolarmente dense; il rendimento del raccolto è davvero alto (156 gr. di media per pianta). Greenvigilant definisce la qualità del prodotto finale “sublime”.

Coltivare per la prima volta e con successo una varietà come la Moby Dick XXL di Dinafem è alla portata di tutti.

Per ottenere risultati eccellenti tuttavia c’è bisogno di molta pazienza, dedizione e amore per la cannabis, come quello che prova Greenvigilant, grazie anche ad una genetica che lui stesso definisce “impressionante”.
Al prossimo grow report!

Team Dinafem

I coltivatori devono ridurre i consumi e l’inquinamento da cannabis

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La crescita della coltivazione indoor ha portato la bolletta elettrica per la cannabis negli Stati Uniti all’1% del consumo totale. Una singola sigaretta medica da coltura indoor equivale a un chilogrammo di emissioni di CO2 o, se preferiamo, a una lampada da 100 watt accesa per 20 ore, oppure a 30 chilometri in automobile. Pronta al consumatore, la cannabis indoor ha emesso anidride carbonica pari a 4mila volte il suo peso. Questi dati vengono da uno studio che ha creato un po’ di scandalo negli USA: “Energy up in Smoke: The Carbon Footprint of Indoor Cannabis Production” del ricercatore Evan Mills.

IMPATTO AMBIENTALE DELLA CANNABIS. In California l’energia consumata per produrre cannabis pesa per il 9% sul consumo elettrico domestico. Negli impianti tradizionali la maggior parte dell’elettricità viene sprecata in calore, ventilazione e radiazioni non utili alla fotosintesi. Il settore della cannabis indoor si trova al primo posto per energia necessaria a generare valore economico, seguita da cartario, estrattivo, metallurgico e petrolifero. Oggi in USA l’industria farmaceutica consuma un miliardo di dollari di energia l’anno. La cannabis indoor, 5 miliardi. Coltivando su campo le cose vanno un po’ meglio, ma le centinaia di milioni di litri d’acqua usati ogni giorno per irrigare le piantagioni contribuiscono alla grave siccità che sta colpendo la California negli ultimi quattro anni. Alcuni giornali ne hanno approfittato per parlare dello studio di Mills in modo scandalistico senza considerare paragoni con le altre attività umane, quasi tutte ad alto impatto ambientale. Resta il fatto che americannabis ed eurocannabis indoor inquinano.

IL PROIBIZIONISMO È FINITO, LA GROW ROOM RIMANE. Il proibizionismo è stato primo responsabile della nascita della coltivazione indoor di cannabis. La sua crescita fino alla scala industriale deriva dalla produttività ottenuta con il controllo sui parametri ambientali. Il futuro del controllo ambientale è idroponico e a led. Le piante assorbono solo il 15% dell’acqua e dei nutrienti usati per l’irrigazione nel suolo. Il resto si spreca o contamina. Le fattorie idroponiche non usano pesticidi e riducono del 60% il consumo di acqua e fertilizzanti rispetto alla coltivazione in terra. I costi di trasporto vengono azzerati e il prodotto in tavola è ottimo perché le piante hanno vissuto con ricette ottimali di frequenze luminose e nutrienti. Sapori e contenuti attivi sono del tutto paragonabili alle colture tradizionali, ma queste discussioni le lasciamo a sommelier e laboratori di analisi.

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ORTAGGI AUTOMATIZZATI IN CITTÀ. Si cominciano a costruire migliaia di metri cubi di scaffali aeroponici multilivello robotizzati e illuminati a led. Perché il tema del risparmio energetico è diventato pressante per l’affamata baby industria della cannabis normale. Entro breve arriveranno le colture fogponic, dove acqua e nutrienti vengono somministrati a vapore da ultrasuoni per aumentare al massimo l’assorbimento radicale. L’automazione spinge dal germoglio all’estratto concentrato applicando conoscenze e tecnologie ancora sconosciute agli orticoltori che lavorano per l’industria alimentare. E infatti alcuni operatori dell’agroalimentare e i loro fornitori tecnologici stanno collaborando con l’industria della cannabis indoor. Si tratta di curare e far mangiare una popolazione che aumenterà di altri 2,5 miliardi di persone entro il 2050. L’80% dei terreni agricoli è già sfruttato e nei prossimi decenni servirà il 70% in più di cibo. Non c’è altra strada fuori da coltivazioni intensive ad alta efficienza irrigua e luminosa.

FUTURO INDOOR PER CANNABIS E PIANTE MEDICHE? A favore delle coltivazioni ad ambiente controllato ci sono nuovi studi scientifici sulle proprietà medicinali di alcune piante, non solo della cannabis. Un quarto dei farmaci industriali sono composti da sostanze presenti nelle piante comuni. Nuove ricerche farmacologiche puntano sugli estratti da piante delle medicine tribali, spesso equatoriali. Si prelevano esemplari dalla foresta amazzonica e si riproducono in serre aeroponiche ad ambiente ottimale per ogni varietà. La diffusione delle erbe mediche e dei loro derivati nel mondo cambierà anche grazie alle esperienze di pazienti e coltivatori di cannabis indoor e alla loro richiesta di studi scientifici e nuove tecnologie. La coltivazione di cannabis medica, di ortaggi freschi per le aree urbane e di piante esotiche con proprietà farmaceutiche o nutrizionali può avvenire negli stessi impianti e con gli stessi metodi. I prezzi al consumatore dovranno ridursi insieme all’energia usata per la coltivazione.

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Coltivazione indoor: come scegliere e controllare l’illuminazione

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OK-NMpigmentsLa luce è un trasporto di energia nello spazio tramite fotoni, piccolissime particelle di materia dette anche “quanti”. Questi viaggiano, ovviamente, alla velocità della luce e vibrano con diverse frequenze e lunghezze d’onda elettromagnetica. Le radiazioni luminose che attivano fotosintesi e altri processi biochimici nelle piante sono chiamate PAR (Photosynthetically Active Radiation) e si trovano nella gamma di lunghezze d’onda da 380 a 780 nanometri.

Effetti delle diverse lunghezze d’onda.  Con luce artificiale, l’attività chimica delle piante presenta picchi attorno a 400-450nm e 650-670nm per la produzione di clorofilla A e sui 450-500 nm e 600-640nm per la clorofilla B. In fase di germinazione e crescita le piante utilizzano principalmente luce blu a 450-480nm, mentre in fioritura usano luce rossa sui 640-660nm. Una miscela di radiazioni rosse e blu è necessaria in tutte le fasi di vita anche se la massima efficienza di una lampada si ottiene sui 650nm, nella zona del “deep red”. La fioritura di molte piante richiede anche lunghezze d’onda oltre il rosso intenso, fino ai 700nm “far red” che attivano l’effetto Emerson.

emersonenhancementControllare la fotosintesi. La crescita e la fruttificazione indoor di una pianta non dipende tanto dall’intensità luminosa fornita, quanto dal raggiungimento di certe soglie di intensità alle precise frequenze luminose che innescano fotosintesi e produzione di sostanze chimiche come gli ormoni. Diverse varietà oppure differenti parti della pianta possono utilizzare in modo ottimale lunghezze d’onda differenti. Modificando l’intensità dei diversi spettri luminosi nei momenti del giorno e della vita di una pianta è possibile accelerare o rallentare la fioritura, aumentare le dimensioni dei frutti, ridurre la distanza internodale o cambiare l’estensione del tappeto fogliare.

Lumen e lux non sono sufficienti. La luce si misura con grandezze fotometriche derivate dalla sensibilità dell’occhio umano ai colori, oppure con grandezze radiometriche riferite all’energia trasportata  e indipendenti dalla lunghezza d’onda. Lumen e lux sono unità di misura fotometriche riferite alla luce percepita dall’occhio umano. Poiché le piante utilizzano per la fotosintesi lunghezze d’onda diverse da quelle della visione umana, le misure fotometriche dell’intensità luminosa di una lampada non indicano quanti fotoni utili alla fotosintesi vengono effettivamente proiettati sulla pianta.

Misurare la quantità di fotoni PAR. La misura radiometrica più utilizzata è la PPFD PAR (Photosynthetic Photon Flux Density), cioè il flusso di micromoli fotoniche PAR per secondo in un metro quadro (μmol/m2/s). I valori PPFD ideali per frutti e ortaggi variano da 400 a 1000, con fragole e insalate fa 250 e 450, mentre il pomodoro richiede da 450 a 750 µmol/m2/s. Alla nostra latitudine il sole a mezzogiorno emette da 1200 e 2000 PPFD a seconda delle stagioni.

Fig Gei 2Produrre solo i fotoni che servono. All’unità di misura PPFD sono legate le scale YPF PAR (Yield Photon Flux) e Quantum Yield, che assegnano un maggiore peso alle frequenze luminose rosse, principali fattori di fotosintesi. L’efficienza energetica di una coltivazione indoor dipende in buona parte dalla qualità della miscela di intensità luminose PAR in rapporto all’elettricità utilizzata: PPFD/watt oppure YPF/watt. Le tradizionali lampade HID emettono grande quantità di energia ad ampio spettro, con alcuni picchi di luce attorno alle lunghezze d’onda del blu e del rosso. Queste lampade offrono alle piante tutta la luce necessaria, ma gran parte del forte flusso di energia fotonica va sprecato in calore e in colori non visti dalle piante. Per questo motivo l’efficienza energetica delle lampade HPS e MH è inferiore a quella dei sistemi a led, che utilizzano energia per produrre solamente le lunghezze d’onda più utili alla fotosintesi.

 

Image credits: Ross E. Koning 1994; http://plantphys.info/

Tecniche colturali per la massimizzazione della resa

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Esistono diverse tecniche per ottenere una quantità maggiore di infiorescenze dalla pianta di cannabis o per avvicinarci e superare la famigerata soglia del grammo per watt. Questa fantastica cultivar, produce mediamente raccolti abbondanti in quasi tutte le latitudini in cui viene coltivata; la luce del sole, un buon terreno ricco di nutrimenti ed una buona disponibilità d’acqua, sono di per sé sufficienti a farla rendere al meglio. In indoor esistono però dei limiti tecnici, che spesso ci impediscono di ottenere i risultati desiderati. L’ostacolo principale viene dato dalla quantità di luce disponibile e dunque assimilabile che, se in outdoor è pressoché invariata, dentro le mura domestiche perde intensità tanto più ci allontaniamo dalla lampada.

Se abbiamo a disposizione un luxometro, noteremo facilmente delle enormi differenze a seconda che ci troviamo all’aperto, oppure sotto la luce artificiale. Misurando infatti la luce disponibile all’altezza dell’apicale all’aperto ed effettuando la medesima misurazione alla base della pianta, potremo riscontrare la stessa quantità di luce presente. Se ripetiamo quest’operazione sotto la luce artificiale rimarremo certamente colpiti dall’enorme riduzione di luce che potremo misurare alla base della pianta piuttosto che sulla cima. Sotto la luce artificiale vige una regola molto chiara e cioè quella dell’inverso del quadrato: rilevando l’intensità ad un metro da una lampada da 600 W Hps, il nostro strumento digitale ci mostrerà una luminosità di 90000 lumens con copertura di un metro quadro.

Ripetendo la misurazione al doppio della distanza, 2 metri dal bulbo, ci accorgeremo di una ridotta capacità luminosa pari a soli 22500 lumens con copertura luminosa di 4 mq. Siccome la cannabis per regalarci una fioritura copiosa e resinosa, necessita di almeno 50000 lumens (un po’ di più per le piante con corredo genetico maggiormente sativa), in indoor ci troveremo spesso delle grosse cime nella parte più alta e dei fiori sempre più piccoli tanto più ci allontaniamo dalla luce.
Prima di parlare delle molteplici possibilità a nostra disposizione, bisogna capire alcune funzioni fisiologiche della pianta. La parte apicale del nostro amato vegetale, il meristema, contiene un ormone che in buona sostanza lo fa prevalere rispetto agli altri rami sia da un punto di vista strutturale, che da un punto di vista quantitativo.

Questa premessa è fondamentale in quanto quasi tutte le operazioni che possiamo effettuare per aumentare il raccolto finale, toccano o interagiscono con l’apicale. Detto ciò possiamo cominciare a sintetizzare brevemente queste famigerate tecniche che faranno divenire le nostre piccole delle top yelder.

Img1 lstL.S.T. – LOW STRESS TRAINING
Operazione molto semplice con la quale andremo gradualmente a modificare la forma della pianta, piegandola giorno dopo giorno. Fisicamente andremo a legare il meristema e a tirarlo verso il basso con molta dolcezza (con pianta ben idratata) e in momenti successivi facendo assumere al fusto una forma piegata.
Questa piegatura andrà ad influire sulla chimica della canapa, spostando l’ormone di cui vi parlavo dal meristema agli altri rami che inizieranno a competere per diventare apicali. Di fatto otterremo una pianta che ha pochissime cime inferiori e una serie di grosse cime apicali.

img2scrogSCR.O.G. – SCREEN OF GREEN
Lo scrog è una delle tecniche di massimizzazione più efficaci in assoluto anche se nonostante i molteplici vantaggi, ha anche un lato negativo: allunga i tempi prima del raccolto. Questo perché la tecnica consiste nel piazzare una rete disposta orizzontalmente sopra la pianta e nel far passare i rami dentro e fuori le maglie della rete stessa. Chiaramente per coprire tutta la superficie della rete, bisognerà effettuare una vegetativa molto lunga. Non tutte le piante sono adatte per questo sistema, è preferibile avere delle piante con lunga distanza internodale e quindi più orientate verso la sativa. A fine fioritura, con la rete tutta piena, vedremo come risultato un tappeto di cime fiorite, tutte pressoché della stessa dimensione.

img3toppingTOPPING E FIMMING
Queste due tecniche, molto simili tra di loro, consistono nella rimozione del meristema mediante un taglio netto. La prima è più semplice della seconda in quanto non richiede un taglio particolarmente preciso (che dev’essere a conca). Con il topping dal punto tagliato partirà una ricrescita di due apicali con il fimming di quattro o più. Anche queste due operazioni consentono la migrazione del famigerato ormone nei rami laterali.

img4sogS.O.G. – SEA OF GREEN
Il mare di verde è una delle mie tecniche colturali preferite in quanto a differenza dello scrog che prevede l’utilizzo di una sola pianta o di poche piante, necessita la crescita di più piante a metro quadro rispetto al normale. È l’ideale se siete dei coltivatori che amano le talee ma anche partendo dal seme possiamo avere dei risultati ottimali nonostante non tutti gli strain siano ideali per la sua realizzazione. Il vantaggio principale di questa tecnica è quello di accorciare i tempi oltre che la resa: se mettiamo il doppio o il triplo di piante sotto la lampada rispetto alla norma, dovremo per forza di cosa effettuare una vegetativa più corta. Altro vantaggio che voglio sottolineare è quello di poter avere più fenotipi a disposizione e magari tra essi poter localizzare la nostra madre preferita.

In conclusione sono molte le tecniche che ci permettono di massimizzare i nostri raccolti ma l’ingrediente segreto è solo uno: l’amore per le nostre amate piante che, se presente, ci permetterà di curarle nel migliore dei modi e di ricavarne ottimi risultati.

Carlo Erba
Ricercatore indipendente sulla cannabis sativa, esperto di growing indoor e di tecniche di estrazione della resina.

ATTENZIONE: QUESTA SEZIONE CONTIENE ARTICOLI PUBBLIREDAZIONALI E PROMOZIONALI. SI TRATTA DI ARTICOLI SCRITTI DIRETTAMENTE DALLE AZIENDE PRODUTTRICI O DAI NEGOZI CHE COMUNICANO LE NOVITÀ DELLA PROPRIA ATTIVITÀ. NON SONO QUINDI RECENSIONI REALIZZATE DALLA NOSTRA REDAZIONE E NESSUNO DEI PRODOTTI PROPOSTI È STATO TESTATO DAL NOSTRO STAFF. LA REDAZIONE PER TANTO NON SI ASSUME ALCUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO SCORRETTO O PER QUALSIASI MAL FUN- ZIONAMENTO DEI PRODOTTI PROPOSTI. PER APPROFONDIMENTI E INFORMAZIONI A RIGUARDO FATE RIFERIMENTO DIRETTAMENTE AI CONTATTI DEL PRODUTTORE.

Guard’n’Aid – Bud Rot Stop

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img2È un prodotto rivoluzionario che è stato progettato per prevenire, eliminare e curare muffe e funghi; soprattutto risulta efficace sulla dannosissima Botritytis Cynerea (botrite, muffa grigia).

Questo prodotto lavora in modo del tutto singolare: Guard’n’Aid – Bud Rot Stop utilizza dei particolari batteri (bacilus subtilis) per ostacolare la riproduzione degli agenti dannosi. Durante la crescita dei batteri vengono prodotti dei metaboliti secondari che funzionano prevenendo la fissazione dei patogeni che aggrediscono i tessuti cellulari e sopprimono le spore di muffa. Questo inoculo con batteri benefici incoraggerà la resistenza sistemica acquisita che aumenterà la salute delle piante. Il risultato sarà: eliminazione completa delle infezioni, rivitalizzazione dei tessuti vegetali e distruzione delle spore.

Grazie a questa doppia azione è particolarmente indicato in caso di umidità elevata o per piante a fine fioritura, o a fioritura avanzata, caratterizzata dalla presenza di inflorescenze compatte.
Fungicida da usare come nebulizzazione fogliare appena prima del periodo notturno irrorando, in modo che le piante rimangano bagnate almeno per le 4 ore successive (indoor, spegnere la ventilazione). Guard’n’Aid – Bud Rot Stop è sicuro da usare in tutte le situazioni, tra cui giardino, casa e serra. Questo prodotto è 100% organico naturale e può essere utilizzato fino al raccolto, ingredienti approvati da “soil association”. Ripetere le applicazioni ogni 5-7 giorni.

FOGLIE D’ERBA è distributore ufficiale di questo prodotto e fino alla fine del mese di SETTEMBRE propone uno sconto speciale del 5% sul prezzo di listino.

Roma, l’impianto indoor incendia la casa. Pompieri scoprono 140 piante di cannabis in fiamme

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immagine di repertorio

immagine di repertorio

Una coltivazione indoor di cannabis ha rischiato di provocare una disastro nel centro di Roma. Alle 22 di ieri è scattato l’allarme per un incendio divampato in una abitazione al terzo piano di via Monte Cervialto, nella zona di Val Melaina. A provocarlo, con ogni probabilità, un corto circuito provocato dall’eccessivo utilizzo di corrente elettrica per l’illuminazione di una coltivazione di 140 piante di cannabis.

Durante le manovre di spegnimento dell’incendio, i vigili del fuoco intervenuti si sono infatti accorti che all’’interno dell’abitazione erano presenti delle piante di cannabis ed hanno avvertito la Polizia di Stato. Pochi minuti e sul posto sono giunti gli agenti che hanno bloccato il proprietario dell’’abitazione, un romano di 39 anni, ed hanno atteso la fine delle operazioni di spegnimento dell’incendio per poter procedere alla perquisizione dell’appartamento.

All’interno dell’abitazione gli agenti hanno trovato diversi punti di coltivazioni, posti in varie stanze della casa, per un totale di circa 140 piante, oltre a 8 bustine contenenti semi di canapa, una pressa per compattare la resina estratta dalle piante, fertilizzanti, ed altro materiale per la coltivazione. Il 39enne è stato così arrestato ed ora dovrà rispondere del reato di detenzione e produzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

Led e illuminazione indoor: la rivoluzione in un chip

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img3Negli ultimi anni le lampade a led sono diventate molto popolari nella coltivazione indoor. Le ditte produttrici hanno certamente migliorato gli standard di qualità con il passare degli anni, tuttavia a volte non sono riuscite a far fronte alle inefficienze:
1) spesso per i materiali scadenti con cui le ditte cinesi assemblano queste lampade;
2) per lo scarso controllo che le ditte importatrici loro malgrado non effettuano sulla produzione.

L’ultima frontiera per l’homegrowing in materia di illuminazione a led sono i nuovi COB (Chip On Board) LED. Le lampade COB hanno dimostrato di essere la luce da coltivazione indoor più efficace per le piante grazie alla loro efficienza luminosa e miscelazione dei colori. Le sorgenti di luce dei LED COB sono totalmente differenti da quelle dei LED tradizionali.

Questa tecnologia combina un gruppo di piccolissimi “chip led” incapsulati di colori differenti in un’area piccolissima di 27×27 ml. Quando il flusso luminoso di colorazioni differenti viene emesso da un’area così piccola, la miscelazione della luce è migliore provocando una fitostimolazione molto più efficace sulle piante rispetto alle lampade tradizionali.

Nei COB ci sono un determinato numero di chip LED incapsulati da 3w ad alta potenza da 550–700mA. Di solito, per garantire una buona luminosità, efficienza e durata le dimensioni dei chip sono di 45mm (almeno 42mm).

I LED sono generalmente collegati tra loro tramite fili d’oro; i fili sono fissati da colle o siliconi non sempre di qualità; una bassa qualità della colla farebbe facilmente rompere il filo d’oro e di conseguenza tutto il COB. Dai test comparativi e dalle prove effettuate ormai da diversi produttori ed appassionati, sembrerebbe che le lampade COB hanno dimostrato di avere un’efficienza sensibilmente migliore per la coltivazione indoor rispetto alle lampade tradizionali, con un evidente risparmio energetico ed una resa per watt maggiore.

Per ulteriori approfondimenti: www.grow-shop-italia.com.

a cura di Yoda gsi

In Inghilterra cercano le coltivazioni di marijuana monitorando le bollette elettriche

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marijuanaI progressi delle tecniche di coltivazione indoor sono stati fondamentali negli ultimi anni per aumentare la produzione di cannabis in Europa, ma per funzionare hanno bisogno di una risorsa in abbondanza: energia elettrica. Particolare che inizia a non sfuggire alle forze di polizia. E se in Olanda per rintracciare le coltivazioni hanno pensato di monitorare i tetti in inverno, cercando quelli senza neve (ne abbiamo parlato in questo articolo), Scotland Yard ha dato mandato di verificare le bollette dell’elettricità.

A dare notizia della nuova strategia delle forze di sua maestà è stato il quotidiano The Times, il quale sostiene che questa sia la nuova strategia elaborata dalla polizia, nel tentativo di contrastare la produzione illegale di cannabis, che negli ultimi anni in Gran Bretagna è cresciuta esponenzialmente. Tanto che ogni mese una media di 650 aziende illegali per la produzione di cannabis vengono scoperte.

Secondo i dati provenienti da tutta Europa, la Gran Bretagna sembra essere lo stato del vecchio continente che con maggior velocità sta viaggiando verso l’autosufficienza cannabica. Una dinamica prodotta non solo dall’aumento delle coltivazioni indoor, ma anche da quella delle piantagioni tradizionali, visto che appena pochi giorni fa, nella zona sud di Londra è stata scoperta una foresta coltivata interamente a canapa.

Come strutturare una serra per coltivare tutto l’anno

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MADE-HENNEPKWEKERIJ-ARRESTATIES

L’esperienza della maggior parte dei coltivatori di cannabis è concentrata sull’utilizzo delle luci artificiali in coltivazioni indoor. Si tratta di un metodo di coltivazione costoso e che richiede parecchia manodopera per arrivare a produrre il tanto desiderato oro verde. Coloro che coltivano outdoor, invece, hanno a che fare con altri parametri, come il suolo e la piovosità della zona in cui coltivano, e il prodotto finale risente dei cambiamenti climatici e dell’instabilità del suolo che con le rapide variazioni del clima sono difficilmente prevedibili. In generale, si può affermare che il miglior modo per coltivare è in serra. Queste strutture rappresentano un ibrido delle due tecniche di coltivazione (indoor e outdoor), collocate in una zona abbastanza grande per produrre fiori o frutti ed eseguire un buon controllo qualità sui prodotti a seconda della resa. La maggior parte del cibo consumato nel mondo viene prodotto tramite la coltivazione outdoor o in serra e l’idea di coltivare durante tutto l’anno è nata grazie all’avvento delle serre.

L’utilizzo di serre per coltivare cannabis permette di sfruttare i vantaggi di Madre Natura, come la luce del sole, che è superiore alla luce artificiale delle lampade, la presenza d’insetti predatori che mantengono l’equilibro nell’eco-sistema degli insetti e l’aria fresca dall’esterno che viene portata all’interno; il tutto senza i rischi della coltivazione all’aria aperta come il gelo, la pioggia e il vento. In latitudini più settentrionali come l’Olanda è possibile trovare lampade aggiuntive nelle serre. Quando le giornate sono brevi, le lampade si accendono per allungare la luce del giorno. Questo riduce i costi della luce e l’utilizzo delle lampade serve solo a colmare le carenze della luce naturale, non per tutto il ciclo di crescita delle piante.

L’industria delle serre è una delle parti più importanti e simbolo dell’agricoltura moderna, questo perché permette di fornire abbondanti prodotti freschi in modo stabile e sostenibile durante tutto l’anno. Tuttavia il processo di produzione in serra è molto più complicato, rispetto alla produzione all’aperto. La gestione attenta e precisa è assolutamente necessaria ai sensi di tale spazio circoscritto.
 In generale il sistema di una serra è costituito da elementi quali le strutture circostanti, la copertura, il sistema di raffreddamento e riscaldamento, l’ombreggiatura e il sistema di luce supplementare, il sistema di arricchimento di Co2, le strutture di fertirrigazione (fecondazione tramite irrigazione) e il sistema di controllo automatico. Le tecniche di coltivazione e le relative attrezzature sono necessarie e non dimenticate che l’essiccazione sarà una grande sfida di spazio, quindi è necessario tenerne conto quando si pianifica una serra. Nonostante sia necessario ricercare il tipo di serra in base alle dimensioni della produzione, è altrettanto importante essere in grado di controllare gli elementi dell’ambiente scelto per capire quali sono i limiti della produzione e scegliere le colture di conseguenza, cercando di assicurare il massimo della produttività. Allo stesso modo le dimensioni ed i costi di gestione dovrebbero essere presi in considerazione nel bilancio globale per le spese della serra.

In generale una serra ha temperature più elevate e livelli di umidità più elevati rispetto a quelli esterni. L’idea di automatizzare la maggior parte dei sistemi della serra si rivela vincente, ma la presenza di una persona con esperienza è una necessità enorme. Il controllo dello spazio per i parassiti delle malattie, del flusso d’aria, dell’irrigazione, dell’alimentazione, della luce, la pulizia dalla materia organica morta e così via sono frutto del lavoro di un esperto, e non basta certo un processo automatico. Gli aspetti che rendono vantaggiosa la coltivazione in serra, come il controllo della temperatura, possono rivelarsi disastrosi se non sottoposti all’attento controllo del personale esperto. Ogni pianta è costituita da cellule. Ogni cellula ospita all’interno centinaia di reazioni chimiche in ogni momento della giornata. Queste reazioni sarebbero molto lente, se non fosse per gli enzimi. Gli enzimi agiscono come catalizzatori per tutte le reazioni chimiche che avvengono nelle cellule (compresa la fotosintesi).

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Gli enzimi funzionano meglio in alcuni intervalli di pH e temperatura, a seconda del tipo di enzima. Un livello di pH troppo alto o troppo basso rallenta la funzione degli enzimi, potendo causare la morte delle piante. Una temperatura troppo bassa potrebbe non attivare la funzione degli enzimi e al contrario con una temperatura troppo alta la funzione degli enzimi sarebbe innaturale. Caldo, ma non troppo: le temperature di solito si traducono nella massima efficienza degli enzimi e di conseguenza nella crescita più rapida delle piante! Trovare la temperatura perfetta è come mettere il turbo alle vostre piante!

In che modo un maggiore livello di umidità potrebbe aiutare le mie piante? Aiuta a rallentare l’evaporazione dal suolo e dalle piante, visto che nell’aria è già contenuta un’elevata quantità di acqua. Le piante usano l’acqua durante la fotosintesi (6H20 + 6Co2 (più luce solare) = C6H12o6), quindi hanno bisogno di un rifornimento costante di acqua durante le ore di luce solare. Utilizzare alti tassi di evaporazione è qualcosa che le piante non apprezzano! Abbassando questo livello, si favorisce la fotosintesi senza permettere alle foglie di appassirsi. È possibile controllare le piante di cannabis controllando le ore di luce del sole; questo fattore permette ai coltivatori di cannabis di scegliere il periodo di fioritura a seconda della durata della vegetativa del turn-over annuale. Una serra specifica per la cannabis ha un sistema di tende oscuranti di tessuto che varia in base alle ore di luce che ci sono in ogni periodo dell’anno.

Ci sono due fasi della coltivazione in serra:
1 – Fase vegetativa della serra: durante la quale le piante sono in crescita ed equivale a 18 ore o più di luce e 6 ore o meno di buio. Le piante potrebbero crescere per sempre ed è qui che si coltivano le madri, i cloni e le piante in pre-fioritura. È possibile mantenere i ceppi viventi per decenni. Una volta che le piante raggiungono una dimensione desiderabile, essi vengono spostati nella zona di fioritura della serra.

2 – Fase di fioritura: si utilizzano le tende oscuranti per mantenere le giornate con 12 ore di luce e 12 ore di buio. È possibile bloccare la luce del sole in eccesso di cui la cannabis non ha bisogno quando si desidera indurre la fioritura.

Tenendo presente che le informazioni disponibili online su come costruire e adattare una serra alla coltivazione della cannabis secondo le proprie disponibilità finanziarie e di spazio sono scarse, spiegherò i principi fondamentali della personalizzazione di una serra per la coltivazione della cannabis. Le genetiche sono essenziali e le piante che sono testate in laboratorio, e hanno dimostrato di fornire un prodotto finito di alta qualità, sono gli strumenti dinamici di una serra. Il principio di mantenere una stanza per le piante madre con una “libreria” di madri conosciute e testate eviterà diversi problemi legati al trasporto, alla ricerca delle piante affidabili, all’introduzione di parassiti e malattie esterne e consentirà al responsabile della serra di sapere quando clonare e ruotare le colture in base alle date anziché alla disponibilità di piante.

Quindi, raccomando ad ogni coltivatore in serra di attrezzare una zona apposita per le piante madri e per la clonazione, sulla base dello spazio disponibile per la fioritura delle piante. Questa sezione dovrebbe essere funzionale per tutto l’anno ed è consigliato prendere in considerazione l’utilizzo di grow room da coltivazione indoor per preservare in sicurezza la “libreria” delle piante madri. Una volta che la zona per la vegetativa funziona correttamente, abbiamo a disposizione i cloni desiderati e conosciamo i tempi di fioritura si può organizzare l’anno intero in base al tempo di un ciclo di vita.
In questo modo, ad esempio, se si comincia con la coltura delle piante in fioritura il 1° gennaio, ci aspettiamo, a seconda che sia indica o sativa di tagliare dopo 7/8 e 10/12 settimane, rispettivamente. Questo significa che dopo 2 settimane di fioritura (circa metà gennaio) della prima coltura, è necessario organizzarsi per clonare le madri in modo che siano pronte per il secondo raccolto.

Se fosse un impianto da 8 settimane di fioritura, servirebbero 2 o 3 settimane per tagliare e ottenere le radici, e 2 o 3 settimane per far crescere il clone radicato fino ad una dimensione decente per andare direttamente in fioritura appena il primo raccolto viene tagliato. Ciò consentirà di ridurre il tempo di aratura in serra e di aumentare l’efficienza. Si richiede la pianificazione, l’esperienza, lo spazio e un paio di trucchi su come tagliare il 20% in più di cloni del necessario, questo nel caso le piante si ammalino o si verifichino problemi.

Vediamo i dettagli pratici per fare in modo di avere tutto l’anno le piante in crescita. Se cominciamo a lavorare su una pianta che ha bisogno di 8 settimane di fioritura, i cicli di fioritura e di turn-over andranno come segue:
Primo raccolto (gennaio-febbraio):
Metà gennaio taglio cloni
Febbraio pre-crescita

Secondo Raccolto (marzo–aprile):
Metà marzo taglio i cloni
Aprile pre-crescita

Terzo raccolto (maggio-giugno):
Metà maggio taglio cloni
Giugno pre-crescita

Quarto raccolto (luglio-agosto):
Metà luglio taglio cloni
Agosto pre-crescita

Quinto raccolto (settembre-ottobre):
Metà settembre taglio cloni
Ottobre pre-crescita

Sesto raccolto (novembre-dicembre):
Metà novembre taglio cloni
Dicembre pre-crescita

Questo sarà il massimo possibile, se tutto è andato secondo i tempi previsti e la fioritura si è svolta senza problemi. 
Tuttavia, mantenere la coltivazione attiva tutto l’anno avrà costi aggiuntivi come il riscaldamento da ottobre a marzo e l’illuminazione supplementare nello stesso periodo secondo l’intensità della luce della stagione e secondo la geografia della serra.
 Considerando che la Cannabis sativa impiega 4 settimane in più della Cannabis indica, ma può anche produrre molto di più, è possibile designare diverse aree per i diversi ceppi. Controllare la fioritura significa proprio questo: per ottenere una fioritura a ciclo continuo è possibile lasciare le piante di sativa 4 settimane in più nello stesso spazio e scaglionare i raccolti secondo le genetiche. Si raccoglieranno quindi le piante di indica e alcune settimane dopo quelle di sativa, riducendo così i carichi di lavoro. La razionalizzazione della crescita annua in serra è possibile solo una volta che si è conclusa una stagione completa e che si è lavorato con le stesse piante 2 o 3 volte per vedere le idiosincrasie di ogni ceppo.

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Le capacità organizzative di un buon manager agricolo saranno essenziali: è possibile far crescere le piante madri abbastanza per prelevarne le talee, oppure si può scegliere di clonare continuamente le piante in modo da tenere uno stock di piante in qualsiasi momento. Entrambi gli stili di progettazione richiedono buoni programmi di manutenzione e fumigazione preventiva, per ridurre il rischio di parassiti e malattie, e un controllo costante delle condizioni igieniche sia per i lavoratori sia per le piante per ottenere la migliore qualità di fiori. Una volta che la produzione diventa stabile, il prodotto è costante e i rendimenti sono controllati, sarà quindi possibile prevedere la capacità totale di produzione della serra. Ovviamente lo stock dei prodotti ha una durata che può essere estesa se i prodotti sono sigillati, conservati e stoccati alle giuste temperature direttamente sul posto. Durante i periodi in cui le piante sono in fioritura ci sarà tempo per elaborare il raccolto precedente, fare estrazioni e fare le riparazioni o le aggiunte alla serra. Il fatto di vendere i prodotti di una coltura quando il mercato è buono sarà un’altra preoccupazione di un buon manager e le cose sono più facili quando l’azienda ha a disposizione anche un magazzino.

Tutti gli elementi della coltivazione in serra si stanno evolvendo e sviluppando aiutando i coltivatori ad abbassare i costi di produzione avvicinandosi alle tecniche dell’agricoltura piuttosto che quelle utilizzate dalle aziende farmaceutiche; ciò significa che i pazienti trarranno vantaggio da farmaci più economici, estrazioni e livelli di produzione uniformi con qualità costante, a prescindere dalle condizioni atmosferiche esterne. Anche se i costi iniziali di allestimento possono risultare elevati il ritorno sarà soddisfacente, se la serra è ben pianificata e gestita in maniera disciplinata e precisa. Prima o poi la gente si renderà conto che la cannabis coltivata in serra è buona come quella coltivata indoor, e questo sarà il futuro della coltivazione!


Illuminazione “Smart” con gli APOLLO HYPER-LED G3+ COB

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apollo-ledLa coltivazione indoor è ormai molto diffusa in tutto il mondo. Ciò ha portato ad effettuare studi costanti e profondi per il miglioramento della crescita di piante al chiuso o in serra. Ovviamente la luce rappresenta uno dei parametri fondamentali per far avvenire la fotosintesi nelle piante.

Gli studi avvenuti nel tempo hanno visto il susseguirsi di molteplici soluzioni per somministrare la luce alle piante nella grow room. Oggi giorno ci sono varie soluzioni disponibili sul mercato, ognuno sceglie la sua soluzione preferita. Da una parte ci sono le classiche lampade a scarica e dall’altra ci sono i LED che hanno fatto in questi ultimi anni passi da gigante e rappresentano il futuro della coltivazione indoor.

Il Passaggio alle Lampade a LED
La pianta ha bisogno di luce per attivare tutti processi chimici necessari alla crescita, in natura avviene grazie alla luce solare. Anche se non visibile all’occhio umano, la luce contiene delle tonalità di colori in grado di stimolare la pianta alle vari fasi di crescita.

Le lampade a LED APOLLO Hyperled G3 + COB ricreano esattamente la luce solare e gli spettri di colore in grado di far crescere, fiorire e fruttificare le piante coltivate indoor.

Il passaggio alle lampade a led per coltivazione indoor è stato graduale. Le prime luci per coltivare indoor sono state le lampade hps poi si è passato alle lampade cfl a basso consumo per poi evolversi alle luci led che consumano poco e rendono bene.

I Vantaggi degli APOLLO Hyperled G3+ per Piante
Apollo HYPER_LED G3 di Coltivazioneindoor.it sono ad ampio spettro ed includono veri LED UV-A Ulta Violetti e veri LED IR o Far Red che garantiscono una fioritura mai vista prima!

Inoltre una lampada a LED non emette calore eccessivo e dura circa il doppio di una classica lampada a scarica.
Si capisce che l’investimento iniziale per acquistare un led viene subito ammortizzato rispamiando sulla corrente e sulla durata del prodotto.
Un’altro vantaggio è che il singolo led chip ha una lente ottica che incanala il raggio luminoso verso le piante aumentandone l’intensità.

Inoltre il LED non emette eccessivo calore e quindi oltre ad avere la possibilità di avvicinarlo alle cime delle piante non si devono spendere altri soldi per la gestione della temperatura.

Costruito con Tecnologia Intelligent High-Tech
Il Led Hyperled G3+ Cob può essere gestito grazie alla centralina wireless + telecomando, dove potrete programmare parametri tipo: ALBA, SOLEGGIATO, NUVOLOSO, TRAMONTO e LUNA.

La centralina riesce a gestire contemporaneamente 22 gruppi di led, ogni gruppo può contenere fino a 8 lampade a Led Apollo Hyperled G3+ COB.

Attenzione: Gli originali sono acquistabili solamente sui siti di Coltivazioneindoor.it, Oxyroots.it e Idroponicashop.it.

Centralina GTC1 Grow-O-Matic

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centralina GTC1 grow-o-maticNPK ha recentemente acquisito in distribuzione esclusiva per l’Italia il marchio Grow-O-Matic, centraline elettroniche per la gestione di sistemi di coltivazione realizzate dall’Antel Tecno, italianissima e dinamica azienda molto attiva nella realizzazione di sistemi elettronici di gestione e controllo ed altri innovativi ed interessanti dispositivi. La centralina GTC1 è completamente programmabile e personalizzabile e consente di gestire automaticamente una o più growroom, avendo la possibilità di rilevare i parametri ambientali, mantenendoli sempre nei valori ottimali, ovvero entro intervalli definiti dall’utente. 
La GTC1 – disponibile con una dotazione di base che permette di gestire illuminazione, ricambio d’aria, temperatura ed umidità relativa – ha però possibilità di espansione virtualmente illimitate.

Aggiungendo sensori, attuatori ed accessori opzionali, infatti, è possibile arrivare a controllare con estrema precisione, parametri quali CO2, pH ed EC, sistemi di irrigazione, sensori anti-allagamento ed anche visualizzare l’ambiente a distanza, attraverso una webcam.

Ogni parametro può essere eventualmente corretto con un attuatore, se ad esempio un sensore rileva umidità troppo bassa, è possibile attivare un umidificatore, se il terriccio risulta troppo asciutto, si attiva il sistema di irrigazione ecc. Tutte le attività ed i parametri rilevati, vengono memorizzati dalla centralina, in un archivio di informazioni che potranno essere consultate ed eventualmente utilizzate per la programmazione dei cicli successivi.

Tutta la componentistica ed il prodotto nella sua complessità sono improntati per affidabilità e durata nel tempo, così da creare con la clientela un rapporto di fiducia. L’assistenza è garantita con il tramite del distributore dall’azienda costruttrice, che – vista la delicatezza delle situazioni – garantisce la disponibilità immediata di apparati sostitutivi e parti di ricambio.
 Il prezzo della GTC1, nonostante la complessità dell’apparato, è comunque accessibile all’utente medio ed entro breve tempo è previsto il rilascio di una versione semplificata, caratterizzata da prezzo e dimensioni ridotte.
 La centralina è già pronta nella versione definitiva, è in fase di ultimazione il manuale utente e sarà in distribuzione già da gennaio 2016.

A riprova della dinamicità dell’azienda costruttrice è già in fase di sviluppo una versione customizzata che gestirà direttamente sistemi illuminanti di ultima generazione sia a LED che a scarica di gas.
 I prodotti descritti nell’articolo sono distribuiti in esclusiva da NPK di Milano.

Per maggiori informazioni www.npksrl.com – info@npksrl.com.

Illuminazione indoor smart con i Powerled G3 + COB

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powerled g3+cob
La luce rappresenta uno dei parametri fondamentali per far avvenire la fotosintesi nelle piante. Oggigiorno ci sono varie soluzioni disponibili, da una parte ci sono le classiche lampade a scarica e dall’altra i LED che rappresentano il futuro della coltivazione indoor.

La pianta ha bisogno di luce per attivare tutti processi chimici necessari alla crescita. Anche se non visibile all’occhio umano, la luce contiene delle tonalità di colori in grado di stimolare la pianta nelle vari fasi di crescita.
Le lampade a LED POWERLED G3 + COB ricreano esattamente la luce solare e gli spettri di colore in grado di far crescere, fiorire e fruttificare le piante. 
Il passaggio alle lampade a LED per coltivazione indoor è stato graduale. Le prime luci per coltivare indoor sono state le lampade HPS poi si è passato alle lampade CFL a basso consumo per poi evolversi alle luci LED.

I POWERLED G3 sono ad ampio spettro e includono veri LED UV-A Ulta Violetti e veri LED IR o Far Red che garantiscono una fioritura mai vista prima! 
Inoltre una lampada a LED non emette calore eccessivo e dura circa il doppio di una classica lampada a scarica.
Un altro vantaggio è che il singolo LED chip ha una lente ottica che incanala il raggio luminoso verso le piante aumentandone l’intensità. 
Il Led Powerled G3 + Cob può essere gestito grazie alla centralina wireless + telecomando, dove potrete programmare parametri tipo: ALBA, SOLEGGIATO, NUVOLOSO, TRAMONTO e LUNA. 
La centralina riesce a gestire contemporaneamente 22 gruppi di led, ogni gruppo può contenere fino a 8 lampade a Led Powerled G3.

Per maggiori informazioni visitate www.coltivazioneindoor.it.

Come posso completare il setup della mia growroom?

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Sei in cerca di una guida che ti insegni come trovare subito gli oggetti necessari tenendo conto delle dimensioni della tua growbox per ottenere i migliori risultati? Se la risposta a questa domanda è sì oggi voglio spiegarti come puoi trovare il giusto setup per allestire correttamente la tua area di coltivazione. Partiamo dal principio rispondendo alle domande principali.

CHE COS’E’ UNA GROW ROOM?
Una grow room o grow box è una struttura molto utile per coltivare indoor, questo perchè dovendo controllare un’area ben delimitata, possiamo impostare alla perfezione tutti i parametri necessari per ottenere una crescita veloce e sana, cosa che difficilmente riusciremmo a controllare in uno spazio molto più ampio o outdoor.

growroom

Una growroom è una struttura formata principalmente da una base, da 4 pali che formeranno l’altezza della nostra area e un “tetto” che sarà necessario per inserire gli strumenti dedicati alla coltivazione che vedremo qui sotto come ad esempio la lampada e l’estrattore. Sopra questi pali di alluminio o legno(a seconda del materiale scelto per la costruzione) andremo a posizionare il telo riflettente costurito di mylar o tessuto bianco/nero che aumenterà la riflettenza interna della growroom incrementando proporzionalmente la produzione dell’area stessa.

Questa struttura oltre a delimitare la zona che destineremo alle piante, ci porterà anche diversi vantaggi come impedire alla luce di entrare durante le ore di buio, evitando stress che potrebbero rallentare o bloccare la fioritura della nostra pianta, e ulteriori benefici che possiamo leggere qui sotto. Uno dei primi vantaggi che possiamo ottenere scegliendo queste tende è quello di poter controllare il microclima interno, ovvero la temperatura, l’umidità e la sottopressione negativa attraverso l’uso di un estrattore d’aria.

estrattore-per-coltivazione-indoor

L’estrattore è un dispositivo che ci permette di ottenere diversi vantaggi come ad esempio:
– ottenere il giusto ricircolo d’aria interno che previene la formazione di muffe e altre malattie, difatti espellendo l’aria esausta e costringendo l’aria a entrare dall’esterno all’interno avremo un costante rifornimento di co2 e manterremo la temperatura e l’umidità più stabili;
– pieno controllo sull’eliminazione degli odori indesiderati, inserendo a un estremità dell’aspiratore (quella dove l’estrattore risucchia l’aria) un pezzetto di condotta e il filtro a carboni attivi, possiamo costringere l’aria in uscita a passare dapprima all’interno di questo dispositivo così da eliminare completamente l’odore e poter finalmente fuoriuscire dalla nostra growroom.

Conoscendo le misure della nostra area possiamo inoltre scegliere la giusta lampada e la potenza di watt necessaria per coprire efficacemente lo spazio che dedicheremo alle nostre piante, ottenendo il massimo dalla nostra growbox. Se deciderai di coltivare all’interno di una piccola grow room con altezza molto ridotta ti consigiamo di scegliere una lampada cfl a basso consumo oppure una lampada led per mantenere l’altezza delle tue piante più compatta e facilmente gestibile.

grow-roomPer poter scegliere al meglio la lampada più adatta alle nostre esigenze possiamo seguire lo schemino riportato qui sotto così da saper subito quale tipologia di lampada è più adatta alle nostre esigenze:
150w per misure comprese fra 30x30cm fino 60x60cm;
250w per misure comprese fra 60x60cm fino 90x90cm;
400w per misure comprese fra 90x90cm a 100x100cm;
600w per misure comprese fra 100×100 a 150x150cm;

Impostando da subito bene questi fattori fondamentali per la buona riuscita, possiamo concedere alle nostre piante tutto ciò di cui hanno bisogno, controllando alla perfezione ogni parametro, in modo da ottenere una quantità e qualità di raccolto davvero sopra lo standard!

QUALE SET UP E’ NECESSARIO?
Riassumendo gli oggetti fondamentali per avere una growroom allestita alla perfezione sono:
Grow room;
Lampada hps, mh, cfl o led a seconda delle preferenze personali;
Estrattore d’aria;
Filtro a carboni attivi per eliminare gli odori indesiderati;
Fertilizzanti (in base alla tipologia di coltivazione esistono nutrimenti adatti a sostenere tutte le fasi di vita delle piante);
Vaso o sistema idroponico;
Un ventilatore per distribuire il calore nella stanza;
Un Timer per programmare l’accensione e lo spegnimento della lampada;

grow-boxQUALI ISTRUZIONI SEGUIRE PER ALLESTIRE LA NOSTRA GROWROOM?
– Una volta che ci saremo procurati tutti gli oggetti necessari descritti qui sopra basterà seguire queste semplici indicazioni:
Individua il foglietto delle istruzioni della growroom e assemblala correttamente, montando prima la struttura di alluminio esterna e poi ricoprendola con il telo riflettente;
– fissa ai paletti della struttura 2 carrucole o un cavo di ferro adatto a sostenere il peso sia del portalampada sia quello del bulbo, mentre se utilizzi una lampada a led dovresti assicurarti che la tua struttura possa sopportarne il peso;
– monta correttamente il kit di illuminazione che hai scelto e poi inserisci i ganci del riflettore o della lamapada nelle carrucole precedentemente inserite;
– posiziona l’estrattore in un angolo il più alto possibile nella tua tenda, questo dispositivo deve essere nel verso opposto alla tua finestralla da cui entra aria oppure dalla parte opposta alla ventolina di immissione;
– posiziona i vasi o il tuo sistema idroponico in modo che vi sia un po di posto fra una pianta e l’altra;
– inserisci il timer nella presa, impostalo a 18 ore di funzionamento e 6 di buio e collegaci la lampada;
– metti il substrato nei vasi semina la varietà più adatta alle tue esigenze e inizia a fertilizzarla dopo 2-3 settimane dalla germinazione, fertilizzando una o due volte a settimana a seconda delle esigenze nutrizionali;

Ora che conosci i vantaggi delle tende per coltivazione non ti rimane altro che trovare quella con le misure giuste per te e seguire le indicazioni riportate qui sopra per impostare correttamente tutto il setup.

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Prima esperienza indoor

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cannabis indoor

Strain: Purple Afghan Kush/California Hash Plant/OG Kush
Seeds Bank: Dinafem Seed

Come molti di voi, anch’io, fino a poco tempo fa, avevo avuto esperienze di coltivazione solamente in outdoor; fortunatamente quest’anno sono finalmente riuscito ad organizzarmi per allestire una coltivazione indoor. Trattandosi della mia prima esperienza indoor, ho deciso di non farmi mancare niente e di partecipare al grow contest organizzato dal forum di Enjoint e da Dinafem.

SETUP
Growbox: Cultibox Light 100x100x200.
Lampade: CFL Agro da 125W per i primi giorni, MH SunMaster CoolDeluxe da 250W per la fase vegetativa e HPS SunMaster Super da 400W per la fioritura.
Riflettore: Stuco standard per la CFL, Adjust-A-Wing con Cooltube per le lampade da 250 e da 400W.
Ballast: elettronico Sonlight DIM 150/250/400W.
Controllo aria: estrattore Prima Klima 125 cm (220-260 m³/h), aspiratore assiale 125cm (190 m³/h), filtro ai carboni attivi OdorSok 125 cm, ventola assiale da 120 sulla lampada e due ventilatori a clip.
Umidificatore: a ultrasuoni da 1 litro.
Vasi: Jiffy cocco per semina, poi vasi in plastica da 1,4 fino a 11 litri.
Substrato: terriccio Plagron Lightmix con aggiunta di cocco e perlite.
Fertilizzanti: BioBizz Grow, Bloom e TopMax, Aptus regulator, Startbooster, Humus, agrobacterias Bactohemp, Advance Hydroponic root bio, correttore di pH.
 Controller digitale pH e tester TDS/EC.

GERMINAZIONE E SEMINA
Ho scelto di far germinare i semi nei dischetti di cocco Jiffy, in modo da poterli spostare direttamente nei vasi una volta avvenuta l’emergenza del germoglio; ho quindi preparato i dischetti un giorno prima della semina, bagnandoli e poi strizzandoli in modo da non lasciarli pieni d’acqua ma abbastanza umidi da favorire la germinazione. Ho messo i semi nei dischetti di cocco e ho mantenuto il substrato umido durante i primissimi giorni.

Dopo soltanto 3 giorni dalla semina ho potuto notare che le piante avevano già iniziato ad emergere, ho quindi proceduto a spostarli nei vasi da 1,4 litri, preparati con terriccio Plagron LightMix a cui ho aggiunto perlite e cocco per favorire lo sviluppo radicale. Durante questa fase iniziale, ho utilizzato la CFL Agro da 125W con un fotoperiodo di 24/0, che ho poi ridotto gradualmente fino a 20/4 e poi 18/6 sottraendo ogni giorno 1 ora di luce al fotoperiodo fino a guadagnarne 6 di buio.

CRESCITA VEGETATIVA
Dopo una settimana ho deciso di sostituire la CFL, ormai insufficiente per evitare l’eccessivo stiramento delle giovani piantine, con una MH da 250W e con il fotoperiodo stabile a 18/6 durante tutta la fase di crescita vegetativa. Per compensare lo stiramento ho aggiunto altra terra ai vasi e utilizzato dei paletti di legno per sostenere le piante; fortunatamente sono bastati un paio di giorni sotto alla nuova lampada per bloccare lo stiramento e stimolare lo sviluppo orizzontale. Durante questa fase ho irrigato con acqua a pH 6.2 e Startbooster. Per avvicinare la lampada alle piante e guadagnare qualche lumen, ho fatto una modifica al growbox costruendo una base in MDF che poggiasse sulla struttura, con un foro da 12,9cm in modo da appoggiarvi l’estrattore centrifugo e poterlo collegare col tubo fonoassorbente al Cooltube. Con questa configurazione la temperatura non ha superato i 25° anche con la lampada a 25cm dalle piante.

Con 2 settimane di vita, appena ho visto spuntare le prime radici dal fondo dei vasetti da 1,4 litri, ho eseguito il primo travaso nei vasi intermedi da 3,6 litri e ho iniziato a somministrare alle piante mezzo cucchiaino di Bactohemp diluito in 1 litro d’acqua. Ho avvicinato la lampada di altri 5cm alle piante e proseguito anche la stimolazione con Aptus regulator e Startbooster.
Durante queste prime fasi ho notato una differenza notevole tra le due lampade: la penetrazione della luce della lampada MH è molto superiore quella della CFL.

Durante la terza e la quarta settimana ho avuto alcuni problemi con i timer digitali, per cui le piante hanno sofferto alcuni sbalzi; purtroppo tutti questi stress hanno rallentato la crescita delle piante. Comunque una volta sostituiti i timer e impostato nuovamente il fotoperiodo, ho iniziato ad integrare l’irrigazione con il BioHeaven (pH 6.5 EC 0.538).

Dopo poco meno di un mese dall’emersione ho deciso di provare a fare una potatura tipo FIM, a cui però le piante non hanno risposto, allora ho provato un normale taglio TOP su due delle sette piante. Questa volta fortunatamente ha funzionato come previsto e, anche per compensare i rallentamenti dovuti ai diversi tagli, ho iniziato a fertirrigare con l’aggiunta di BioGrow e Alg-A-Mic a pH 6.6 ed EC 1.008.

La settimana successiva al FIM e al TOP ho proceduto con l’ultimo travaso nei vasi da 11 litri, preparati questa volta con LightMix, perlite e humus. Dopo il travaso le piante hanno iniziato subito a diventare molto più frondose e quindi ho optato per fare delle legature tipo LST in modo da permettere anche alle cime centrale di ricevere tutta la luce possibile. Con circa due mesi di vita e un’altezza di quasi 60cm ho deciso di procedere con lo switch per indurre la fioritura.

coltivazione cannabis indoor

FIORITURA
Una volta portato il fotoperiodo a 12/12 le piante hanno iniziato ad entrare in fioritura, perdendo alcune foglie nella parte inferiore e sviluppando nuovi getti in quella superiore. Ho aggiunto un ventilatore oscillante nella parte bassa per far circolare meglio l’aria e un ventilatore a clip nella parte alta. Durante le prime due settimane di fioritura ho comunque mantenuto la lampada MH da 400W, sostituendola con l’HPS a 400W solamente a partire dalla terza settimana di fioritura.

Dopo il primo mese di fioritura, con fertirrigazione alternata, ho notato alcuni ingiallimenti fogliari e cadute, che inizialmente ho attribuito a una carenza di fosforo, ma che nel tempo è diventata più simile a una carenza di potassio. Non riuscendo ad individuare con certezza la causa della carenza ho deciso di procedere con un flush radicale per stabilizzare il pH ed eliminare i nutrienti in eccesso nel terreno. Una volta eseguito il flush ho aspettato un paio di giorni che il substrato si asciugasse per iniziare a somministrare enzimi. Quattro giorni dopo il flush la carenza si è fermata, segno che il rimedio d’emergenza ha funzionato.

Dopo 62 giorni dallo switch e 56 giorni dalla comparsa effettiva dei fiori, le piante erano davvero belle con cime compatte e odore penetrante.

Ho quindi deciso di procedere con l’ultimo flush generale, irrigandole poi solo con acqua durante gli ultimi 10 giorni e controllando spesso la colorazione dei tricomi con un microscopio per poter raccogliere i fiori nel punto di maturazione che preferisco.

a cura di Snow41
Report tratto dal forum di enjoint.com

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. È CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETÀ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIÙ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.
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